Il processo penale per la contaminazione da Pfas della falda acquifera a Trissino, nel Vicentino, è attualmente in corso di fronte alla Corte di Assise di Vicenza. Con la rete professionale Lpteam presente, a tutela delle parti civili, con ben tre avvocati (LEGGI QUI per gli aggiornamenti). Una delle tematiche che si sta delineando nel corso del dibattimento, con una portata che, probabilmente, va anche oltre questo processo, è quella del possibile impatto che questi inquinanti hanno avuto ed hanno sulla contaminazione delle acque e quindi anche degli alimenti vegetali e animali, coltivati ed allevati nella cosiddetta “area rossa”. E del conseguente impatto sulla salute umana, anche a lungo termine.
Questione che, oltre a venire trattata in aula, è stata tra quelle principali affrontate, di recente, in un importante convegno nazionale tenutosi lo scorso 6 ottobre a Roma, sul tema “Inquinamento da Pfas e conseguenze sulla salute nel loro utilizzo come impermeabilizzanti nei contenitori per gli alimenti”. Un evento organizzato da Fosan ( Fondazione per lo Studio degli Alimenti e della Nutrizione).
A portare il proprio contributo – e la propria esperienze sul tema – al convegno è stato anche l’avvocato Matteo Ceruti, promotore della Rete Professionale Lpteam, difensore di parte civile nel processo Pfas: segue, infatti, le Mamme No Pfas assieme ai colleghi Cristina Guasti e Marco Casellato.
La sua relazione è confluita in un recente articolo pubblicato sull’ultimo numero della “Rivista di Scienza dell’Alimentazione– Journal of Food Science and Nutrition“. Per la consultazione completa dell’articolo nel formato originale CLICCA QUI). Il numero della Rivista di settembre-dicembre 2022 contiene gli atti completi del Convegno: https://fosan.org/archivio-rivista/la-rivista-di-scienza-dellalimentazione/
Il titolo dell’intervento è estremamente chiaro e programmatico. “Contaminazione della catena alimentare da sostanze perfluoroalchiliche. Profili giuridici penali, amministrativi e costituzionali”.
La premessa chiarisce subito i punti affrontati: “Si intende qui tratteggiare una rapida panoramica dei profili di rilevanza giuridica della contaminazione degli alimenti da sostanze perfluoroalchiliche prendendo avvio dalla vicenda che ha fatto esplodere l’interesse nel nostro Paese per le sostanze perfluoroalchiliche dopo la scoperta nell’estate del 2013, a seguito di alcune ricerche sperimentali su potenziali inquinanti “emergenti” effettuate da CNR-IRSA su incarico del Ministero dell’Ambiente, della massiccia presenza di PFAS nelle acque sotterranee e superficiali, con contaminazione delle acque potabili, nei territori di una trentina di Comuni delle province di Vicenza, Verona e Padova, imputabile, secondo la contestazione della Magistratura, ad un unico stabilimento sito in Comune di Trissino (nell’alto vicentino), industria chimica attiva dalla metà degli anni Sessanta”.
L’articolo affronta la questione, innanzitutto, da un punto di vista penalistico, fornendo un inquadramento al delitto di cui all’art. 439 c.p. di “avvelenamento di acque o di sostanze alimentari”, alla luce dei più noti precedenti giurisprudenziali sull’argomento.
Si ripercorrono poi alcune tematiche amministrativistiche connesse al tema, con particolare riferimento alla problematica dell’accesso alle informazioni sulla contaminazione alimentare da Pfas, ricordando la vicenda che rese necessario un ricorso giurisdizionale amministrativo al Tar Veneto per fare in modo che fossero interamente accessibili gli esiti dei monitoraggi condotti su questo versante dalle competenti autorità della Regione Veneto.
Si ricorda, poi, come a seguito dello scandalo Pfas, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (European Food Safety Authority, Efsa) abbia adottato nel 2020 una nuova dose settimanale tollerabile (TWI – Tolerable weekly intake) di gruppo per i Pfas negli alimenti, che rende necessario ed urgente un aggiornamento dei monitoraggi nelle zone contaminate.
Infine, nell’articolo si affrontano talune tematiche costituzionali connesse all’approvazione della legge costituzionale n. 1 dell’11 febbraio del 2022, che è intervenuta su due articoli, il 9 e il 41, della Costituzione, introducendo importanti novità: da un lato, l’obbligo della tutela dell’ambiente di tutti i pubblici poteri, anche nell’interesse delle future generazioni, e, dall’altro, la previsione della tutela dell’ambiente e della salute quale espresso limite all’iniziativa economica privata.
La recente riforma costituzionale -conclude l’articolo- impone una logica di lungo termine (che deve cioè guardare anche alle future generazioni) nella gestione degli inquinanti persistenti e bioaccumulabili, come sono appunto i Pfas, innanzitutto in ambito amministrativo (dall’individuazione delle dosi tollerabili al disegno dei piani di monitoraggio, sono alla caratterizzazione dei rischi sanitari), ma con importanti ripercussioni anche in occasione dell’applicazione giudiziaria delle norme, con particolare riferimento al tema centrale del parametro cui ancorare il superamento dei valori-soglia tollerati dall’ordinamento giuridico, ossia la questione del cd. “rischio consentito”.