“Si tratta di una sentenza che ci soddisfa pienamente e ci pare il giusto epilogo di una indagine condotta meticolosamente, da parte dei Carabinieri forestali, coordinati dalla direzione distrettuale antimafia di Venezia. Ci soddisfa, soprattutto, per la decisione del giudice in ordine al ripristino dello stato dei luoghi che è stato disposto per gli imputati: era una richiesta che avevamo avanzato come parti civili e che con soddisfazione abbiamo ritrovato nel dispositivo”.

E’ con queste parole che gli avvocati Carmelo Marcello, Matteo Ceruti e Marco Casellato, componenti della rete professionale Lpteam, avvocati di parte civile rispettivamente per Comune di Pettorazza Grimani, Legambiente e Comune di Adria, accolgono la sentenza di primo grado che mette un punto fermo nella vicenda degli spandimenti sui terreni agricoli di fanghi provenienti dallo stabilimento Coimpo.

Una realtà produttiva che, sita in località America, Ca’ Emo, Adria, si preoccupava di ricevere rifiuti come fanghi da depurazione o da origini simili, per poi trattarli e spanderli come fertilizzanti su numerosi terreni agricoli di Comuni limitrofi. Una attività sulla quale hanno indagato, relativamente agli anni tra 2013 e 2016, i Carabinieri forestali di Rovigo, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia. In questa maniera, sarebbe emerso che spesso la proceduta di trattamento non sarebbe stata osservata correttamente, per potere lavorare il massimo quantitativo di materiale, ma con la conseguenza di fare finire sui campi fanghi non sicuri.


Nella mattinata di mercoledì 11 dicembre, Mauro Luise, 57 anni, e Gianni Pagnin, 67 anni, vertici societari di Coimpo, sono stati condannati a tre anni. In origine erano coinvolti altri quattro imputati, che hanno nel frattempo patteggiato. Tra le sanzioni accessorie disposte dal giudice, anche la confisca dello stabilimento e dei mezzi di trasporto societari, così come il ripristino del sito produttivo e dei terreni oggetto di spandimento.

“Abbiamo dato – chiudono i tre avvocati di parte civile – un contributo all’accusa pubblica e proseguiremo a darlo anche nelle fasi successive. Quella di oggi è, infatti, una sentenza di primo grado e immaginiamo che le difese degli imputati presenteranno appello”.

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