Un nuovo, importante processo ambientale cominciato a Rovigo e che vede, ancora una volta, gli avvocati della rete professionale Lpteam intenzionati a costituirsi parte civile.

L’udienza filtro, infatti, si è tenuta lo scorso 21 aprile in tribunale e ha visto avanzare le rispettive richieste di costituzione di parte civile gli avvocati Carmelo Marcello, di Ferrara, e Marco Casellato, di Rovigo, componenti della rete professionale Lpteam, per alcuni privati, e Matteo Ceruti, promotore della rete professionale Lpteam, per Acquevenete, la società che gestisce il servizio idrico integrato per il territorio del Polesine e della Bassa Padovana.

Il procedimento nasce dalla citazione diretta a giudizio operata dalla Procura di Rovigo, nella persona del pubblico ministero Sabrina Duò, nei confronti del legale rappresentante e di due dirigenti dello stabilimento Fresenius Kabi Ipsum, che sorge in zona industriale a Villadose, per tre ipotesi di reato.

Una decisione che arriva dopo anni di segnalazioni e lamentele, da parte dei residenti in zona; segnalazioni e lamentele che, perlomeno secondo la Procura, erano tutt’altro che infondate. Fresenius è una realtà di livello globale nel settore delle forniture mediche e ospedaliere che, appunto, ha un grande stabilimento in zona industriale a Villadose.

In primo luogo, allora, la Procura contesta un reato ambientale, ossia lo smaltimento illecito di rifiuti liquidi, vale a dire reflui industriali, che – secondo quella che allo stato deve essere considerata una ipotesi – invece di essere conferiti a impianti autorizzati per lo smaltimento, sarebbero stati immessi nella rete fognaria, da qui finendo nello scolo Fossetta e scolo Valdentro e, infine, nel depuratore civile che si trova nel Comune di Villadose.

La seconda ipotesi di reato fa riferimento alle emissioni maleodoranti che l’impianto avrebbe provocato. Sia per la propria attività, che per gli scarichi di cui si è detto. E, a questo proposito, doveroso segnalare come da anni, tra Villadose, Ceregnano, Lama Polesine e Gavello, venissero segnalati, da parte della popolazione, odori fastidiosi,in grado anche di irritare occhi e gola, ma pure di provocare mal di testa e nausea.  Tecnicamente, l’ipotesi di reato che viene contestata è quella di getto pericoloso di cose. Queste due ipotesi di reato vengono collocate, temporalmente, sino a fine aprile 2020.

Infine, la terza ipotesi di reato che, invece, fa riferimento all’agosto 2019. In questo caso, si parla di un danneggiamento, dal momento che, chiaramente secondo la ipotesi della Procura, le immissioni nella rete fognaria contestate nel primo capo di imputazione avrebbero provocato il disservizio del depuratore di Villadose, danneggiando la flora batterica deputata al processo depurativo, costringendo il gestore a un intervento di sostituzione di fanghi vitali, per un costo complessivo di 5.500 euro.

Come parti offese individuati i Comuni di Ceregnano e Villadose e 13 cittadini, quelli che depositarono un esposto, oltre ad Acquevenete. La prima udienza, dello scorso 21 aprile, ha visto le difese chiedere termine per potere valutare le richieste di costituzione di parte civile e potere, eventualmente, sollevare eccezioni. Si torna in aula il 21 settembre.

A innescare l’indagine, l’esposto presentato, già a febbraio 2019, dagli avvocati Lpteam, ai quali si erano rivolti i privati oggi intenzionati a costituirsi parte civile.

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