Si aprirà a breve un nuovo processo relativo allo stabilimento Coimpo Agribiofert di Ca’ Emo, Adria. Lo stesso nel quale, il 22 settembre del 2014, trovarono la morte quattro lavoratori, fulminati da una nube tossica. E vi prenderà parte un avvocato della rete professionale Lpteam, Marco Casellato, di Adria, come legale di parte civile del Comune di Adria.

Un procedimento che era già approdato a giudizio, a maggio scorso, con citazione diretta da parte della Procura, nella persona del pubblico ministero Sabrina Duò. Alla prima udienza, però, era emerso come non fosse pervenuta notifica alla parte offesa, il Comune di Adria, appunto. Che ha tutte le intenzioni di essere presente in aula, affiancando l’accusa e con facoltà di domandare un risarcimento.

Nell’impianto, come detto, il 22 settembre del 2014 si sarebbe generata una nube tossica durante il trattamento di fanghi da depurazione e rifiuti simili con acido, per renderli utilizzabili come fertilizzanti sui terreni agricoli. Questa, infatti, era l’attività delle due società che condividevano l’impianto. Per questo episodio, è in corso, a Rovigo, un processo, con otto imputati e ipotesi principale di reato omicidio colposo plurimo. La sentenza è attesa a fine mese.

Sempre a Rovigo, è in dirittura d’arrivo un altro processo, incentrato su presunti spandimenti abusivi di fanghi, non trattati per l’accusa come prescritto, sui terreni agricoli. A dicembre 2017 scattarono sei misure cautelari, per i vertici societari. Quattro imputati hanno patteggiato, per altri due nei giorni scorsi il pubblico ministero ha chiesto la condanna. La sentenza arriverà a novembre. Per i “semplici” indagati, a fronte di 18 persone per le quali la procura aveva chiesto il processo, i rinvii a giudizio sono stati nove.

Infine, a Firenze, è in corso una udienza preliminare, sempre per spandimenti sui terreni agricoli che avrebbero interessato quella Regione.

Ora un nuovo processo, che comincerà a Rovigo il 5 novembre. La Procura contesta il fatto che le due società che condividevano l’impianto di Ca’ Emo non avrebbero ottemperato alle richieste della Provincia di “bonificare” l’impianto. Non avrebbero cioè ripristinato lo stato dei luoghi, svuotando dai fanghi rimasti lo stabilimento di Ca’ Emo. Il tutto nonostante precise indicazioni in questo senso, sempre secondo l’ottica accusatoria, da parte della Provincia di Rovigo.

Non solo: viene contestato anche il fatto di avere, secondo questa ricostruzione dei fatti, gestito l’impianto senza autorizzazione; questo perché l’attività sarebbe proseguita anche dopo che le necessarie polizze fidejussorie sarebbero divenute inesigibili a seguito della cancellazione della società emittente dall’elenco degli intermediari finanziari. Questo, appunto, il quadro della ricostruzione accusatoria, che dovrà chiaramente essere vagliato nel corso del procedimento penale.

Il Comune di Adria ha scelto di costituirsi parte civile, assistito dall’avvocato Marco Casellato di Adria, nel procedimento, con cinque imputati, chiamati in causa come vertici e componenti della compagine societaria di Coimpo e Agribiofert.

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