Gli atti persecutori – in gergo, stalking – sono condotte spesso capaci di causare danni importanti alle vittime, condizionandone l’esistenza, tanto più quando le nuove risorse offerte dalla tecnologia siano utilizzate, da parte degli autori, per aumentare la pressione psicologica nei confronti dell’oggetto delle loro (indesiderate) attenzioni.

Quali sono i dati a qualche anno dall’introduzione di questo nuovo reato? Quali i limiti dell’attuale sistema di repressione? Quali le possibilità di disincentivare simili comportamenti?

Indagano il tema, nel recente saggio pubblicato dalla Rassegna Italiana di Criminologia (fasc. 1, 2018, pp. 43-58), l’Avv. Donato La Muscatella ed il Dott. Antonino Di Maio, Ph. D., confrontando l’esperienza italiana con quelle straniere per (cercare) di comprendere in che direzione andare e contribuire ad indicare, tanto agli operatori del diritto quanto ad eventuali protagonisti, alcuni utili meccanismi preventivi.

Maggiori in formazioni sono disponibili al link: http://www.rassegnaitalianadicriminologia.it/

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