Il primo caso di “giustizia riparativa”, un istituto introdotto dalla Riforma Cartabia, in Tribunale a Ferrara arriva nell’ambito di un procedimento nato da un esposto presentato alla Procura dall’avvocato Carmelo Marcello, in questo caso legale della parte offesa, componente della rete professionale Lpteam.
Una vicenda che aveva avuto ampia risonanza sulle cronache, alla luce della propria indubbia originalità. La Procura, infatti, aveva notificato, a inizio 2023, la chiusura delle indagini preliminari a 15 persone. Si procedeva per l’ipotesi di reato di truffa, come prevista dal nuovo articolo 493 ter del Codice Penale:
“Chiunque al fine di trarne profitto per sé o per altri, indebitamente utilizza, non essendone titolare, carte di credito o di pagamento, ovvero qualsiasi altro documento analogo che abiliti al prelievo di denaro contante o all’acquisto di beni o alla prestazione di servizi, o comunque ogni altro strumento di pagamento diverso dai contanti è punito con la reclusione da uno a cinque anni e con la multa da 310 euro a 1.550 euro. Alla stessa pena soggiace chi, al fine di trarne profitto per sé o per altri, falsifica o altera gli strumenti o i documenti di cui al primo periodo, ovvero possiede, cede o acquisisce tali strumenti o documenti di provenienza illecita o comunque falsificati o alterati, nonché ordini di pagamento prodotti con essi”.
La vicenda ruotava attorno a un massiccio giro di alterazione delle tessere magnetiche di credito di un grande autolavaggio presente a Ferrara. Tessere che possono venire utilizzate sia, ovviamente, per lavare l’auto, che per acquistare prodotti di vario genere nei distributori automatici presenti. Gli indagati, a quanto emerso nel corso degli accertamenti della squadra mobile della questura di Ferrara, avrebbero trovato il modo – pare anche attraverso video tutorial – di alterare il credito. In parole povere, inserendo pochi euro, era possibile acquistare beni e servizi per migliaia e migliaia di euro.
Basti pensare che, a quanto ricostruito nel corso delle indagini, una delle persone coinvolte, con una ricarica di appena 17 euro, si era assicurata un credito sufficiente a fare spese per qualcosa come 4889 euro e 35 centesimi. Dopo l’esposto presentato dall’avvocato Carmelo Marcello, le indagini si erano mosse su un doppio binario: un meccanismo di alert inserito sulle tessere magnetiche e le videoriprese fatte dagli investigatori della squadra mobile. In questo modo, è stato possibile individuare quei clienti che utilizzavano i servizi tramite carte alterate. I fatti si sono verificati tra 2019 e 2021.
Questo per quanto concerne il pregresso. Una volta chiuse le indagini preliminari, la normale “trafila”, avrebbe previsto l’esercizio dell’azione penale da parte della Procura e il successivo processo penale. In questo caso, tuttavia, alla luce della possibilità offerta della Riforma Cartabia, è stata scelta una strada alternativa. Il punto di partenza è stata la quantificazione, operata in sede di indagini, del danno patito dalla parte offesa. Circa 20mila euro. L’avvocato Marcello, allora, ha raggiunto una intesa con i difensori di parte degli indagati, per ora in tutto sei: questi avrebbero risarcito una somma doppia. Così è stato.
Alla luce di questo comportamento, per la Procura è stato possibile chiedere, per i sei che hanno aderito alla proposta, l’archiviazione del procedimento, trovando pienamente concorde la parte offesa, per la “particolare tenuità del fatto”, che si è potuta invocare proprio alla luce dell’intervenuto risarcimento.
Lo scopo dell’istituto della “giustizia riparativa”, del resto, è proprio questo: evitare le lungaggini di anni di processi, in casi nei quali un comportamento, appunto, riparativo, possa di fatto estinguere il motivo del contendere, con piena soddisfazione del danneggiato.