Una condanna a 1 anno e 4 mesi di reclusione, sospesa con la condizionale, per il reato di falsa testimonianza, e una provvisionale pari a 13mila euro in favore delle due parti civili costituite. E’ il dispositivo di sentenza pronunciato dal giudice del Tribunale di Rovigo Mabel Manca nei confronti dei tre imputati, nella giornata di martedì 31 gennaio. A seguire, come avvocato di parte civile, i due fratelli il cui esposto ha dato luogo al procedimento, l’avvocato Carmelo Marcello del foro di Ferrara, componente della rete professionale Lpteam.

Sullo sfondo della vicenda, un immobile di Taglio di Po e una questione ereditaria. L’abitazione, infatti, a quanto ricostruito nel procedimento, risultava per metà proprietà dei due fratelli denuncianti e della madre, lasciata loro dal padre; per l’altra metà, di proprietà di un fratello del padre, deceduto una decina d’anni fa. Proprio nel periodo precedente il decesso, sarebbe iniziata la vicenda.

Un lontano parente, infatti, da sempre residente in Piemonte, dove ha trascorso tutta la propria vita lavorativa e il successivo pensionamento, si presenta allo zio, ossia al proprietario dell’altra metà dell’abitazione, dopo non averlo visto per circa 30 anni. Lo convince prima a entrare in casa di riposo, quindi diventa suo amministratore di sostegno, infine – prosegue l’esposto alla base del procedimento per falsa testimonianza – lo convince a nominarlo proprio erede, domandando certificati medici che attestassero la capacità di intendere e di volere del parente. Nonostante quest’ultimo fosse noto in paese come una persona fortemente problematica e in grossa difficoltà psicologica e comportamentale.

Avvenuto il decesso, il parente piemontese non si accontenta – secondo la denuncia – della metà di immobile ottenuto, ma, trasferita la propria residenza qui, avvia anche una pratica per farsi riconoscere la proprietà anche dell’altra metà, quella dei due fratelli e della loro madre. Cerca di farlo tramite un procedimento per usucapione, volendo dimostrare di essere, da oltre 20 anni, l’unico possessore dell’immobile in questione. Si appoggia alle testimonianze – quelle per l’accusa false – di tre parenti, che tutti attestano di avere sempre visto lui in quella abitazione, di avere sempre saputo che le chiavi erano in suo possesso esclusivo e che solo lui avrebbe curato i vari lavori di restauro dell’abitazione.

Rese queste testimonianze, scatta appunto, il processo per falsa testimonianza, con l’avvocato Carmelo Marcello difensore di parte civile dei due fratelli denuncianti. In primo grado sono stati disposti condanna e provvisionale.

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