Si apre, in tribunale a Rovigo, un nuovo processo sul filone Coimpo e, ancora una volta, Lpteam è in aula, a tutela della parte civile, con l’avvocato Marco Casellato, di Rovigo, componente della rete professionale. E’ stato incaricato dal Comune di Adria di rappresentarlo e domandare un risarcimento per i danni contestati dall’accusa.

Il capo di imputazione, tra le altre contestazioni, parla di reati ambientali non di poco conto. Viene contestato, infatti, anche l’avere “trasformato i terreni in questione in vere e proprie discariche abusive che, alle analisi, manifestavano, per via delle eccessive distribuzioni di fango,  valori di alcuni inquinanti che superavano le soglie”.

L’istruttoria si è aperta mercoledì 30 settembre, in Tribunale a Rovigo. Di fronte al giudice Mabel Manca. Il procedimento è aperto sull’attività dell’ex stabilimento Coimpo – Agribiofert di Ca’ Emo, Adria: il terzo, su questo impianto, dopo quello per le quattro morti di lavoratori avvenute il 22 settembre del 2014 e il filone relativo agli spandimenti sui campi di fanghi che sarebbero stati trattati, secondo la direzione distrettuale antimafia di Venezia, in maniera difforme rispetto alle autorizzazioni.

L’attuale procedimento riguarda, di nuovo, questi spandimenti, ma è incentrato su quelle persone che non furono oggetto di misure e su quelle condotte non trattate dal precedente filone.

La contestazione della direzione distrettuale antimafia di Venezia, che ha coordinato le indagini, è chiara e pesante: le due aziende avrebbero dovuto ricevere da stabilimenti industriali e altre fonti fanghi di varia natura, da stabilizzare e poi smaltire sui campi agricoli. Operazione consentita e oggetto di autorizzazioni che, però, sarebbero state ripetutamente violate.

In varie occasioni, le fasi di stabilizzazione e trattamento sarebbero state saltate, per massimizzare gli spandimenti e, quindi, il guadagno. Di conseguenza, sui campi sarebbero finiti fanghi, ossia rifiuti, non trattati come da autorizzazione. Non solo. Questo sarebbe anche avvenuto per quantità abnormi, sproporzionate alle esigente dell’agricoltura.

A processo, oggi, si trovano otto persone: oltre a parte dei vertici societari e a personale dipendente, anche un agricoltore e un trasportatore che sarebbero stati complici, a livello diverso, di questo sistema.

Basato anche sulla falsificazione dei documenti di carico dei mezzi che portavano i fanghi e sulla accettazione, in alcun casi, da parte degli agricoltori, di carichi non trattati a norma di legge.

L’udienza di ieri ha visto il giudice accettare l’ammissione del materiale probatorio, tra cui le riprese della videosorveglianza dello stabilimento Coimpo – Agribiofert, oggetto dei precedenti procedimenti. Le intercettazioni, però, dovranno essere nuovamente trascritte e le testimonianze non potranno essere acquisite sotto forma di verbali, ma dovranno essere ripetute.

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