Un importante processo per maltrattamenti, che ha impegnato, come parte civile, la rete professionale Lpteam, con l’avvocato Marco Casellato di Rovigo. Si è tenuto lo scorso 13 ottobre, di fronte ai giudici del Collegio del tribunale penale di Rovigo. Si procedeva a carico di un cittadino marocchino residente in Altopolesine, per le ipotesi di reato di maltrattamenti in famiglia, aggravato in quanto commesso alla presenza di un minore, la più piccola delle due figlie, e il reato di lesioni personali, sempre aggravate.
Vittima delle condotte contestate sarebbero state la moglie e la figlia maggiore dell’imputato, quest’ultima seguita, appunto, dall’avvocato Marco Casellato, come difensore di parte civile. Il capo di imputazione descriveva qualcosa come 13 anni – dal 2008 al 2021 – di inferno in famiglia. Nel corso dei quali la moglie sarebbe stata picchiata e colpita con oggetti di varia foggia, da una sedia, a una bicicletta, che le sarebbe stata scagliata in testa, passando anche per un bollitore elettrico, lanciato in aria mentre era pieno di acqua rovente, tanto da ustionare in maniera seria la schiena della donna, di una decina d’anni più giovane di lui.
In una circostanza, poi, moglie e figlia maggiore sarebbero state minacciate con un coltello da cucina, tanto da scappare a casa dei vicini. A questi, il padre avrebbe detto che, se avessero chiamato i carabinieri, avrebbe ucciso pure loro. Il tutto condito da costanti umiliazioni verbali a carico della moglie.
La figlia maggiore, poi, sarebbe stata anche sottoposta a minacce pesantissime, per prevenire una sua “eccessiva integrazione” che il genitore evidentemente temeva. Le sarebbe stato detto, in particolare, che se si fosse fidanzata con un italiano il padre la avrebbe bruciata e che, se fosse scappata per sfuggire il “castigo” sarebbero state uccise la mamma e la sorellina.
Il pubblico ministero aveva chiesto una condanna nell’ordine degli 11 anni di reclusione per entrambi i reati. Ne è arrivata una a sei anni di reclusione, per la ipotesi di reato principale. Assoluzione, invece, dall’ipotesi di lesioni, comunque facente riferimento a un unico episodio con 5 giorni di prognosi, per un trauma al ginocchio.
E’ stato disposto anche un risarcimento nei confronti delle due vittime da 20 e 15mila euro, oltre alle sanzioni accessorie della interdizione perpetua dai pubblici uffici e sospensione della potestà genitoriale per 12 anni.