Gli avvocati Eleonora Martinelli, Laura Romani e Veronica Baro costituiscono, all’interno dello studio legale Martinelli & Bianchin, un gruppo di lavoro altamente specializzato, con competenze e qualifiche particolarmente professionalizzanti. “Da anni – spiegano – collaboriamo nella gestione di situazioni ad alta conflittualità o ad alto rischio di conflittualità. Abbiamo tutte e tre formazioni di mediatore familiare sistemico, con qualifica di socio professionista Aims (Associazione Internazionale Mediatori Sistemici), ottenuta con tesi ed esame dopo un corso di tre anni, 60 ore di tirocinio e 40 ore di supervisione presso il Centro Padovano di Terapia della Famiglia di Padova. Il ruolo dell’avvocato mediatore familiare rimane ben distinto dal ruolo dello psicoterapeuta mediatore familiare, figure che rimangono distinte e complementari”.

Un team dotato non solo di alta formazione, ma anche esperto nella gestione di ambiti e contesti molto delicati, non solo in ambiente familiare, ma anche lavorativo, aziendale e di vicinato. Con un fine comune tanto chiaro quanto, spesso, non facile da conseguire, alla luce delle esperienze e delle competenze richieste in questo delicato approccio. “Come avvocati mediatori – proseguono – operiamo in via preventiva o con interventi di rimozione dei motivi alla base del conflitto in tutti quei contesti in cui gli aspetti giuridici sono fortemente influenzati da aspetti emotivo-relazionali: ambiente familiare (crisi familiari, rapporti conflittuali con i figli, disagio dei minori, amministrazioni di sostegno, successione e contrasti tra eredi..), ambiente lavorativo (benessere e clima aziendale, prevenzione e risoluzione di discriminazioni e molestie, realizzazione di regolamenti condivisi…), ambiente residenziale (rapporti di vicinato, rapporti tra condomini…)”.

La mediazione aggiunge un approccio diverso con il cliente al normale lavoro dell’avvocato. “Quando il cliente entra nello studio dell’avvocato – spiegano gli avvocati Eleonora Martinelli, Laura Romani e Veronica Baro – porta un problema giuridico per cui chiede soluzione, ma spesso, reca anche un personale interesse ed obiettivo che non sempre è in grado di riconoscere ed esplicitare al professionista. L’abilità dell’avvocato mediatore sta nel cogliere assieme alla vicenda giuridica anche la vicenda umana, sapendo gestire e contenere la componente emotiva, che nei contesti di relazione è particolarmente elevata” e riuscendo a restituire al cliente una lettura sistemica della propria vicenda personale, distinguendo gli aspetti giuridici che possono e/o devono trovare “giustizia” e regolamentazione in Tribunale, dagli aspetti relazionali e conflittuali che non potranno trovare ristoro o riparazione in Tribunale ma soltanto attraverso altri interventi o percorsi alternativi.

L’avvocato mediatore ricerca con il cliente gli obiettivi che si possono raggiungere, le soluzioni e gli strumenti per prevenire o per porre fine al conflitto e/o al contenzioso. Fondamentale in questo senso un approccio multidisciplinare con altri professionisti al fine di affrontare la questione a 360° (psicoterapeuti, psicologi, assistenti sociali, ma anche notai, commercialisti, colleghi avvocati …). Un altro valore aggiunto di questo approccio, uno dei più importanti, è, infatti, proprio questo: l’avvocato analizza il problema portato dal cliente in tutte le sue componenti e sfaccettature, individuando quei professionisti che, eventualmente, vanno interpellati per arrivare ad una soluzione completa.

“L’ottica sistemica con cui svolgiamo il nostro lavoro, inoltre, parte dal presupposto che per comprendere la disfunzione relazionale bisogna valutare il contesto in cui si realizza, studiare l’insieme delle persone coinvolte: da questo consegue che quando c’è o si potrebbe scatenare un conflitto va studiata l’interazione tra tutti i diversi ‘attori’ coinvolti, sebbene giuridicamente irrilevanti (ad esempio in ambito familiare, quante volte nonni, parenti, amici… hanno ruoli rilevanti all’interno della famiglia?). Azioni e reazioni connesse tra loro in una circolarità che non trova fine”.

Obiettivo di questo approccio, quindi, è quello di evitare, ove possibile, di avviare un contenzioso. Nell’iter giudiziario, i protagonisti del conflitto (moglie e marito, datore di lavoro e dipendente, eredi in contrasto tra loro…) si addentrano inevitabilmente in una contrapposizione tra vincente e perdente, lasciando che sia il Giudice a decidere della loro sorte, esasperando così gli aspetti distruttivi della crisi e radicalizzando il conflitto. Gli accordi statuiti dal Tribunale sono accettati dalle parti senza convinzione e quindi quasi certamente verranno disattesi alla prima occasione. Il conflitto nelle relazioni è un fenomeno connaturale ai rapporti umani, suscettibile di essere trasformato attraverso un percorso in cui il mediatore accompagna i protagonisti a gestirlo in piena autonomia. Gli accordi cui si arriva attraverso questo percorso, infatti, sono ricercati e accettati dagli stessi protagonisti (non, dunque, meri compromessi) e ciò rappresenta la maggiore garanzia possibile per il rispetto nel tempo futuro dei relativi contenuti”.

Se è vero, dunque, che è l’avvocato che continua a costruire e dirigere la strategia difensiva, il cliente sente di poter partecipare attivamente alla costruzione della propria difesa tecnica e di veder considerati i propri obiettivi. Rivolgersi ad un avvocato mediatore rende possibile al cliente l’utilizzo di strumenti alternativi di risoluzione della controversia (ADR) e strumenti integrativi e complementari di intervento e supporto per il benessere di tutte le persone coinvolte.

Condividi sui social