La questione della prescrizione, la cui riforma è entrata in vigore il 1° gennaio, con lo stop alla decorrenza dopo la sentenza di primo grado, potrebbe essere male impostata. Tanto che la soluzione potrebbe non avere nulla a che fare con quello che pare lo spirito della riforma. Lo spiega l’avvocato Pasquale Longobucco, presidente della Camera penale di Ferrara, componente della rete professionale Lpteam, che cita i dati riguardanti Ferrara.

“La maggior parte dei fascicoli – spiega – si prescrive, o comunque viene impostata in una maniera che porta poi alla prescrizione, già in fase di indagini preliminari. Questo avviene nel 70% – 75% dei casi. Uno degli esempi maggiormente eclatanti, in questo senso, è quello del processo Carife”.

In una situazione di questo tipo, spiega Longobucco, è chiaro che una riforma come quella ora in vigore, che prevede la sospensione della prescrizione dopo il primo grado di giudizio, non solo non risolve problemi che attengono, invece, la fase delle indagini preliminari, ma rischia di avere conseguenze unicamente negative.

“Creando – prosegue il presidente della Camera penale ferrarese – due figure: quella dell’eterno imputato e quella dell’eterna vittima, che attende giustizia. La mancanza di un limite temporale preciso, infatti, creerà di fatto  processi infiniti”.

Il peso si avvertirà in Appello, dove confluiranno tutti i procedimenti, senza alcuna scrematura dovuta alla prescrizione. Le soluzioni, secondo il presidente della Camera penale di Ferrara, sarebbero altre: “Razionalizzare le cancellerie della Procura e del Tribunale, implementare l’uso della posta certificata per le notifiche, depenalizzare alcune fattispecie di reati, incentivare la scelta di riti alternativi. Senza timore, poi, di ragionare sull’opportunità di mantenere l’obbligatorietà dell’azione penale”.

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