Gli avvocati Eleonora Martinelli, Laura Romani e Veronica Baro costituiscono, all’interno dello studio legale Martinelli & Bianchin, un gruppo di lavoro altamente qualificato con competenze e qualifiche particolarmente professionalizzanti. Con una finalità tanto chiara quanto impegnativa da raggiungere: gestire e risolvere situazioni ad alta conflittualità. Nell’ambito della mediazione familiare, ma non solo.
“Si è già visto – spiegano infatti le tre professioniste – come accordi ottenuti con una ‘forzatura’ (per il desiderio di chiudere al più presto la vicenda per non incontrare più l’altro, per ridurre i costi legali, per il “quieto vivere”, per un senso di colpa…), abbiano vita breve, perché non scaturiscono da una personale rielaborazione di tutte le questioni riguardanti la famiglia: pattuizioni non condivise nel profondo, anche soltanto da una delle parti, per quanto vantaggiose da un punto di vista giuridico, saranno infatti verosimilmente disattese”.
“Ancor di più saranno disattese le condizioni contrarie alle richieste delle parti disposte da un Giudice, il quale nel decidere le questioni controverse non può che appellarsi alle disposizioni di legge e a quello che è l’orientamento prevalente indicato dalla giurisprudenza o rimettersi alle indicazioni di un Ctu in merito alle capacità genitoriali e alle modalità di affidamento. Prendiamo ad esempio il diritto di visita dei figli: il giudice potrebbe disporre per il genitore non collocatario ‘Un weekend ogni quindici giorni e due visite settimanali’, soluzione che potrebbe essere adeguata o risultare insoddisfacente in considerazione delle abitudini di ogni singola famiglia, ma il Giudice non ha tempo di considerare le tante variabili della quotidianità di ogni singola famiglia (gli orari di lavoro dei genitori, chi prende e porta i figli a scuola, gli impegni extrascolastici e ricreativi dei figli….) e decreta in base a quello che, in astratto, risponde ‘all’interesse del minore’. Le abitudini di un minore potrebbero venire stravolte proprio in un momento così delicato, quale la separazione dei genitori”.
Ecco perché è importante lavorare sulla unicità di ogni situazione e sulle sue dinamiche, cercando, ove possibile, di evitare il contenzioso e di individuare una soluzione che possa risultare soddisfacente per le parti. Se le parti riescono a rielaborare la crisi coniugale, a riconoscersi reciprocamente come bravi genitori e a focalizzarsi sul bene dei figli, potranno trovare accordi studiati e personalizzati sulle particolari peculiarità della loro famiglia. Sì, perché, “In tanti anni di esperienza – continuano gli avvocati Eleonora Martinelli, Laura Romani e Veronica Baro – non abbiamo mai visto una famiglia uguale ad un’altra. Ogni famiglia è a sé, ha le proprie logiche e dinamiche interne, alle quali dunque non può applicarsi un “protocollo universale”. Lavorare in un’ottica di mediazione consentirà di far emergere le peculiarità e le risorse della famiglia in questione per trovare un accordo in cui tutti “si ritrovino”. Senza dovere affidare il proprio destino alla pronuncia di un terzo, ossia il giudice, che sicuramente applica le disposizioni in essere, ma che non può tenere conto delle tante dinamiche e delle peculiarità di ogni situazione specifica.
La logica, dunque, è quella di trovare la soluzione migliore per il caso specifico, partendo dalla valutazione della storia familiare e dall’analisi del modello di famiglia che i genitori portano con sé. “Non va mai dimenticato che la famiglia di origine influenza le scelte di ciascuno, specialmente nel rapporto con il partner e con i figli. Conoscere la storia familiare consentirà all’avvocato mediatore di ipotizzare soluzioni che possano funzionare nel lungo periodo”.
Il contesto giudiziario, l’intensità del conflitto, la necessità di una decisione spesso non consentono un approfondimento adeguato: l’avvocato mediatore, tuttavia, anziché proporre una soluzione standard, saprà indirizzare l’attenzione sugli aspetti pratici e immediati, aiutando così la coppia a concentrarsi sulla genitorialità. Spiegano gli avvocati come “non si tratti solo di permettere alle coppia di genitori separati di prendere accordi sul guardaroba dei figli nelle due case o sui loro accompagnamenti a calcio o al corso di musica, ma di far accedere i genitori al senso di quanto loro è accaduto e di fornire a sé stessi, all’altro e ai figli un significato per le scelte fatte”.
Fondamentale, in questo lavoro, è ricercare una cornice che contenga le versioni – spesso confliggenti – di entrambe le parti, per consentire ai genitori di riappropriarsi della propria competenza genitoriale e mantenere separati i due livelli, quello genitoriale e quello di coniugi. Sembra facile, ma per esperienza è comune l’automatismo, a volte inconscio, di allineare i due livelli: “Pessimo coniuge, quindi pessimo genitore”. “Perché, come diciamo sempre nel corso dei nostri colloqui con il cliente, se è vero che dopo l’intervento del Giudice non saranno più coniugi e potranno prendere strade diverse, è altresì vero che saranno per sempre genitori dei loro figli … entrambi!”.