Sono arrivate, all’udienza dello scorso 5 ottobre, di fronte al giudice del Tribunale di Rovigo, le richieste di condanna da parte del pubblico ministero nell’ambito di un importante processo ambientale nel quale Lpteam è presente a tutela delle parti civili costituite.

In particolare gli avvocati Carmelo Marcello, di Ferrara, e Marco Casellato, di Rovigo, componenti della rete professionale Lpteam, sono presenti come difensori di parte civile di alcuni privati, e l’avvocato Matteo Ceruti, promotore della rete professionale Lpteam, per Acquevenete, la società che gestisce il servizio idrico integrato per il territorio del Polesine e della Bassa Padovana.

Il procedimento nasce dalla citazione diretta a giudizio operata dalla Procura di Rovigo, nella persona del pubblico ministero Sabrina Duò, nei confronti del legale rappresentante e di due dirigenti dello stabilimento Fresenius Kabi Ipsum, che sorge in zona industriale a Villadose, per tre ipotesi di reato.

Una decisione che arriva dopo anni di segnalazioni e lamentele, da parte dei residenti in zona; segnalazioni e lamentele che, perlomeno secondo la Procura, erano tutt’altro che infondate. Fresenius è una realtà di livello globale nel settore delle forniture mediche e ospedaliere che, appunto, ha un grande stabilimento in zona industriale a Villadose.

Per quanto riguarda le accuse, In primo luogo, allora, la Procura contesta un reato ambientale, ossia lo smaltimento illecito di rifiuti liquidi pericolosi,  che – secondo l’accusa pubblica e privata – invece di essere conferiti a impianti autorizzati per lo smaltimento, sarebbero stati immessi nella rete fognaria, da qui finendo nello scolo Fossetta e scolo Valdentro e, infine, nel depuratore civile che si trova nel Comune di Villadose.

La seconda ipotesi di reato fa riferimento alle emissioni maleodoranti che l’impianto avrebbe provocato. Sia per la propria attività, che per gli scarichi di cui si è detto. E, a questo proposito, doveroso segnalare come da anni, tra Villadose, Ceregnano, Lama Polesine e Gavello, venissero segnalati, da parte della popolazione, odori fastidiosi, in grado anche di irritare occhi e gola, ma pure di provocare mal di testa e nausea.  Tecnicamente, l’ipotesi di reato che viene contestata è quella di getto pericoloso di cose. Queste due ipotesi di reato vengono collocate, temporalmente, sino al 19 maggio 2022, come da capo di imputazione modificato all’udienza del 14 luglio 2022.

Infine, la terza ipotesi di reato che, invece, fa riferimento all’agosto 2019. In questo caso, si parla di un danneggiamento, dal momento che le immissioni nella rete fognaria contestate nel primo capo di imputazione avrebbero provocato il disservizio del depuratore di Villadose, danneggiando la flora batterica deputata al processo depurativo, costringendo il gestore a un intervento di sostituzione di fanghi vitali, per un costo complessivo di 5.500 euro.

Come detto, dopo un complesso dibattimento con esame di diversi testimoni e consulenti tecnici, la discussione è iniziata giovedì 5 ottobre. Queste le conclusioni del pubblico ministero:  condanna a 1 anno e 6 mesi di reclusione per i tre imputati, più una sanzione amministrativa di 20000 euro a testa.

Le parti civili, associandosi alla richiesta di condanna, hanno avanzato le proprie richieste risarcitorie: per Acquevenete, una provvisionale da 50mila euro, per i privati, una provvisionale da 7.500 euro ciascuno.

La discussione verrà completata il prossimo 9 novembre, quando è attesa anche la sentenza.

Nel corso della discussione, le parti civili, con gli avvocati Marcello e Casellato, hanno posto l’accento, in particolare, sul fatto che tutti i testimoni escussi abbiano fornito indicazioni assolutamente omogenee e coerenti sulla tipologia di odore fastidioso avvertito e sulle sue conseguenze. Particolarmente significativa, e concorde con le altre, la deposizione di una teste residente in zona, sentita l’8 luglio del 2022.

“Di notte mi sono svegliata perché non riuscivo a respirare e quella notte avevo la finestra aperta a vasistas. Praticamente la prima affermazione che ho fatto svegliando il mio compagno, sa, ci si sveglia di notte, non mi ricordo bene se erano le due o le tre, comunque indicativamente, ecco, l’orario era quello, ho detto: ma chi si sta facendo la tintura di capelli o la permanente in camera mia? Sembra assurdo, però la camera era invasa da un odore fortissimo di ammoniaca misto a zolfo. Era un odore proprio penetrante, che ti entrava nella gola, ricordo la sensazione del naso che sembrava prendere fuoco, proprio un bruciore fortissimo al naso e in questa parte qua, questo punto qua della gola. Ogni volta che io percepisco questi forti odori prende subito naso e gola e un fortissimo mal di testa. La prima cosa che ci è venuta da fare è aprire la porta di casa per uscire, per cercare aria, ossigeno, e aprendo la porta di casa mi è arrivata una zaffata di questi fortissimi odori che mi ha proprio bruciato gli occhi, hanno iniziato a lacrimare gli occhi, proprio ti vengono conati di vomito perché proprio manca l’ossigeno in quel momento. È una cosa che chi non l’ha provata fa fatica a capire. Tu in quel momento ti senti impotente perché sei prigioniero in casa tua e ormai l’aria, la casa è invasa da questo odore persistente, ti entra nei vestiti. Chiedo scusa ma mi agito perché mi viene talmente tanto nervoso, perché è proprio l’impotenza, il non poter far niente in quel momento. Avere una figlia piccola che ti dorme nella camera accanto, invasa dall’odore, e non sapere dove mettere questa bambina per proteggerla. Fuori era peggio che in casa”.

Con le proprie conclusioni, i difensori di parte civile hanno ribadito non solo come tutte le descrizioni siano concordi, nelle varie testimonianze, ma anche come – per ammissione dei vari consulenti, anche quelli della difesa – sintomi di questo tipo siano compatibili con le sostanze che entrano nel ciclo di lavorazione proprio dello stabilimento al centro del caso.

“Come visto, pertanto – chiudono le conclusioni – le prove a discarico introdotte dalle difese, anche attraverso la consulenza tecnica, non hanno offerto alcuna spiegazione causale alternativa che possa essere credibile da un punto di vista logico-razionale, oltre che scientifico. I consulenti tecnici di parte, infatti, da un lato hanno dovuto ammettere che la Fresenius fosse la fonte emissiva degli odori molesti ricollegate alle sostanze facenti pacificamente parte del (solo) ciclo produttivo dell’azienda farmaceutica (e non, invece, di altri stabilimenti industriali del territorio); dall’altro lato, gli stessi consulenti hanno confermato che le caratteristiche organolettiche di quelle sostanze corrispondono esattamente alla descrizione fornita nel corso del processo da tutti i testimoni dell’accusa, pubblica e privata. Ad ogni buon conto, anche a voler negare l’evidenza, sia sufficiente il richiamo alle citate schede di sicurezza del diclorometano e dell’acetone, sostanze proprie del ciclo produttivo della Fresenius, ove si legge, ad esempio, che tra i principali effetti avversi fisico-chimici per la salute umana vi è la grave irritazione oculare, mentre l’odore della sostanza è descritto in termini “dolciastri” (cfr. pag. 2 e ss. della scheda di sicurezza dell’acetone prodotta all’udienza odierna). Ancora una volta, quindi, vi è piena coincidenza tra le caratteristiche chimico-fisiche delle sostanze e la concorde percezione che delle stesse hanno avuto tutti i testimoni sfilati in udienza, sia tecnici che non”.

Analoghe considerazioni in ordine all’assenza di spiegazioni causali alternative sono state esposte dall’avv. Matteo Ceruti in ordine al danneggiamento dell’acquedotto di Villadose e alla conseguente necessaria implementazione delle attività di monitoraggio e controllo degli scarichi nella rete fognaria, cui Acque Venete è stata costretta a seguito della scoperta degli scarichi di Solventi organici.

Condividi sui social