Riconoscimento della penale responsabilità della maggior parte degli imputati, seppure limitatamente a determinati periodi, rispetto all’arco temporale originariamente prospettato dal capo di imputazione, e, soprattutto, il riconoscimento di una provvisionale per il Comune di Adria, parte civile costituita. Questo l’esito del complesso processo di primo grado, che vedeva l’avvocato Marco Casellato, componente della rete professionale Lpteam, difendere, appunto, l’ente locale bassopolesano.

Il dispositivo letto in aula martedì 4 febbraio a Rovigo, in particolare, parla di una assoluzione piena, “per non avere commesso il fatto”, per uno degli imputati, mentre per gli altri quattro imputati, assoluzioni parziali, con differenti motivazioni, o “perché il fatto non sussiste” o “per non avere commesso il fatto”, limitatamente a determinati periodi temporali considerati nel capo di imputazione; invece, per il segmento temporale restante, condanne comprese tra un anno di reclusione e 2 anni, 1 mese e 15 giorni, tutte con il beneficio della sospensione condizionale della pena, fatta eccezione per quest’ultima.

In aula si discuteva, di fronte al giudice monocratico, uno degli ultimi filoni del cosiddetto “Caso Coimpo”, dal nome – divenuto tristemente noto in Polesine – dell’azienda in località America, Ca’ Emo, Adria, dove il 22 settembre del 2014 persero la vita quattro persone, fulminate da una nube gassosa tossica generatasi durante il trattamento di fanghi per la trasformazione in fertilizzanti. Di questo, infatti, si occupava l’azienda. Per quelle quattro morti, il processo penale per omicidio colposo plurimo deve ancora essere concluso, alla luce dell’ultima sentenza, con rinvio, della Cassazione.

Questa volta, tuttavia, si era a dibattimento si era per un altro filone, ossia quello relativo agli spandimenti irregolari di fanghi che si sarebbero verificati, secondo l’accusa, per anni sui terreni agricoli. Secondo la ricostruzione dei Carabinieri Forestali, non sarebbero stati rispettati i dettami individuati, in sede di autorizzazione dell’attività, dalla Provincia: alcune fasi della lavorazione e del trattamento, infatti, sarebbero state tralasciate, allo scopo di massimizzare il quantitativo di prodotto trattabile e spandibile e, quindi, il profitto.

Il capo di imputazione, a questo proposito, parla di una quantità davvero ingente di fanghi, qualcosa come il contenuto di 4mila camion, finiti sui terreni agricoli tra 2013 e 2016. A giudizio, per quest’ultima “propaggine” del processo principale, si trovavano un tecnico nelle cui relazioni di monitoraggio e controllo non sarebbero mai state ravvisate le irregolarità contestate dall’accusa. Per lui, difeso dall’avvocaro Stefano Fratucello, è arrivata l’unica assoluzione piena e totale.

Gli altri quattro imputati erano all’epoca dipendenti di Coimpo o trasportatori che si occupavano di veicolare i fanghi. Per loro, appunto, assoluzioni per determinati periodi e condanne per i restanti. Il dispositivo, poi, prevede anche una provvisionale nei confronti delle parti civili, tra le quali il Comune di Adria, con l’avvocato Marco Casellato, la Provincia di Rovigo, con l’avvocato dell’ente Eliana Varvara, e la Regione, con l’avvocato Antonella Cusin.

Infine, a carico di uno dei trasportatori, disposta anche la confisca di cinque rimorchi e sei trattori. Trattandosi di una sentenza di primo grado sarà, ovviamente appellabile.

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