“Dalla convenzione europea del paesaggio al piano nazionale di ripresa e resilienza: verso la riscoperta del paesaggio salubre”: questo il titolo dell’articolo pubblicato su Rga, Rivista giuridica dell’Ambiente online, da parte di Matteo Ceruti, esperto di diritto ambientale e amministrativo, promotore e fondatore della rete professionale Lpteam. Un tema che l’esperto aveva già affrontato in un precedente convegno, organizzato in Polesine, a Fratta Polesine, da varie associazioni del territorio, proprio per fare il punto su questo importante argomento, nella ricorrenza del ventennale della Convenzione europea del paesaggio (LEGGI L’ARTICOLO SUL CONVEGNO).
Convenzione che, ricorda Ceruti nel proprio intervento su Rga, “attribuisce per la prima volta rilevanza giuridica autonoma al bene “paesaggio” che nei precedenti trattati internazionali aveva ricevuto una tutela indiretta e quasi riflessa dalla protezione del patrimonio culturale (nella Convenzione Unesco del 1972), ovvero era stato attratto nell’orbita della tutela dell’ambiente (ad es. nella Convenzione di Ramsar del 1971 sulle zone umide)”. Com’è noto, il paesaggio viene definito nella Convenzione come “parte di territorio così come percepito dalle popolazioni” e “fondamento della identità” delle comunità stesse (artt. 1 e 5)”.
Nel prosieguo dell’articolo, poi, si ricorda come, nel nostro Paese, la tutela del bene paesaggio abbia una storia importante e nobile, trovando fondamento già nella Costituzione. “L’Italia è infatti – scrive ancora l’avvocato Matteo Ceruti – il primo Stato in cui la tutela del paesaggio (e del patrimonio storico e artistico) entra tra i principi fondamentali della Costituzione, con una disposizione ideata e “limata” da alcune delle maggiori menti dell’epoca, da Concetto Marchesi ad Emilio Lussu, da Piero Calamandrei ad Aldo Moro”.
L’articolo, poi, prosegue esaminando come queste origini nobili non si siano sempre tradotte agevolmente in realtà, una volta rapportate alla quotidianità dei procedimenti amministrativi e del funzionamento degli enti e delle istituzioni preposti alla tutela del paesaggio.
L’intervento, poi, tocca anche quello che sarà il futuro prossimo, alla luce, scrive Ceruti, del fatto che il “decreto semplificazioni” “contiene anche una disciplina accelerata per tutti gli interventi attuativi del Pniec – Piano Nazionale Integrato Energia e Clima che il nostro Paese si è impegnato con l’U.E. a realizzare nei prossimi 10 anni (tra il 2021 e il 2030) per il contenimento di cambiamenti climatici: tempi di approvazione dei progetti molto ridotti, una speciale Commissione Via-valutazione di impatto ambientale nazionale, meccanismi accelerati anche in fase di autorizzazione. Quello della “transizione ecologica” per il contenimento del Climate Change è il grande obiettivo dell’umanità, al quale l’Italia non solo non può sottrarsi, ma a cui dovrà dare il proprio fondamentale contributo, senza frapporre lentezze ed ostacoli burocratici”.
Un intervento, quindi, estremamente importante, che auspica anche un ritorno alla concezione del paesaggio come “paesaggio salubre”, dal punto di vista delle comunità che quotidianamente si trovano a viverlo e ad abitarlo.
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