Non una complicità e una strategia per dichiarare passivi inesistenti e portarli in detrazione, ma un semplice passaggio generazionale: è questa la tesi sostenuta, di fronte al giudice del Tribunale di Rovigo, dall’avvocato Marco Casellato, del foro di Rovigo, specializzato in Diritto Penale, facente parte della rete professionale Lpteam. Al termine del dibattimento, nella giornata di mercoledì 8 gennaio, è arrivata una assoluzione “perché il fatto non sussiste”.
Per conoscere le motivazioni della sentenza, sarà necessario attendere i termini per il deposito, ma, intanto, le richieste della difesa sono state accolte.
La vicenda era incentrata sull’attività di una impresa edile con sede in Altopolesine. All’imputato veniva contestato il fatto di avere portato in dichiarazione dei redditi, come passivi, fatture ritenute riferite a operazioni inesistenti, per un imponibile complessivo di 35mila euro circa, pari a 7mila euro circa di Iva, così da ottenere detrazioni indebite. Un altro procedimento collegato è quello a carico del padre, per l’emissione delle medesime fatture.
La tesi difensiva, per quanto riguarda la posizione del figlio, è stata molto chiara: nessun meccanismo posto in essere per eludere le imposte, semplicemente tutto sarebbe maturato nel corso di un processo di passaggio generazionale dell’azienda. Non solo: nel corso del dibattimento la difesa si è anche adoperata per dimostrare come le prestazioni oggetto delle fatture fossero state effettivamente eseguite e, quindi, non si potesse parlare di fatture per operazioni inesistenti.
Una volta pronunciata la sentenza di assoluzione, ex art. 530, comma 2, appunto “perché il fatto non sussiste”, sarà necessario attendere 90 giorni per conoscere nei dettagli il ragionamento seguito dal giudice.