Si va decisi verso il processo con rito abbreviato, richiesto dalle difese e condizionato all’audizione dei propri consulenti. Ma, quel che maggiormente conta, è che sono state accolte, in udienza preliminare, le richieste di costituzione di parte civile di ben sei associazioni, tra le quali Italia Nostra, seguita, in questo procedimento, dalla rete professionale Lpteam.

Sullo sfondo di tutto, infatti, un altro processo ambientale nel quale la rete professionale Lpteam è presente in qualità di parte civile, con l’avvocato Matteo Ceruti, promotore della rete professionale, sostituito, in udienza preliminare, dal collega Marco Casellato, a sua volta componente della rete professionale, e col caso seguito anche dall’avvocato Cristina Guasti, componente della rete. Affiancheranno quindi l’accusa, nel processo con rito abbreviato che si va delineando, tutelando l’associazione ambientalista  nazionale Italia Nostra.

 Al centro di tutto, una ipotesi di inquinamento ambientale (art. 452 bis c.p.), fattispecie introdotta nel 2015, relativo all’affondamento, nel porto di Ravenna, della imbarcazione dismessa “Berkan B”, affondamento preceduto da un cedimento strutturale dello scafo, che liberò, secondo la tesi accusatorie, nelle acque del porto, una grande quantità di idrocarburi pesanti. In particolare, nel capo di imputazione si indicano 619 metri cubi di miscela oleosa e 60 metri cubi di olio pesante. Nonostante il tentativo di contenimento con panne, si verificarono comunque, prosegue la ricostruzione accusatoria, danni ambientali alle acque marine prospicienti e all’avifauna locale.

Sotto indagine si trovano gli allora vertici di Asp (Autorità di sistema portuale) di Ravenna, in particolare l’allora presidente e l’allora segretario generale. Viene loro contestato di avere gestito in maniera non appropriata la fase di dismissione e smantellamento della nave cargo, dopo la sua cancellazione dal registro navale. In particolare, i complessi lavori di smantellamento sarebbero stati eseguiti da una società non sufficientemente qualificata.

I problemi, tuttavia, non si fermerebbero qui, dal momento che l’accusa contesta anche vari rinnovi della concessione alla società in questione, anche quando sarebbero emerse problematiche assolutamente non banali, come, per esempio, il cedimento dello scafo avvenuto nell’ottobre del 2017, sino ad arrivare all’affondamento vero e proprio, avvenuto nel marzo del 2019, con conseguente sversamento degli idrocarburi.

Nell’atto di costituzione di parte civile l’associazione Italia Nostra ha evidenziatocome le acque interessate dalla contaminazione provocata dall’affondamento della nave “Berkan B” sono in continuità idraulica con il sito Rete Natura 2000 “Pialassa dei Piomboni, Pineta di Punta Marina“, che rientra nel Parco regionale emiliano romagnolo del delta del Po.

“Un piccolo tassello – spiega la nota stampa di Italia Nostra, sezione Ravenna, all’esito dell’udienza preliminare – per cercare di fare chiarezza sulla vicenda che ormai da anni sta gravando, con il suo carico di inquinanti e di rifiuti tossici e pericolosi, sul porto e sulla Pialassa dei Piomboni. Italia Nostra, assistita dall’avvocato Matteo Ceruti e dai collaboratori Marco Casellato e Cristina Guasti, ha depositato la relazione tecnica predisposta dal perito dottor Carlo Franzosini, biologo e collaboratore dell’Area Marina Protetta di Miramare a Trieste, gestita dal WWF” prosegue Italia Nostra.

“Nella relazione, corredata da un cospicuo numero di foto e video, vengono esaminate le condizioni del sito dal momento del collasso strutturale della Berkan B durante le operazioni di demolizione (ottobre 2017) fino a luglio 2019, quando, dopo la pubblicazione da parte dei cittadini di immagini di avifauna morente intrisa di nafta, il luogo è stato transennato”

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