“Emissioni moleste e scarichi non a norma”: Lpteam è parte civile

Un importante processo ambientale, che vede Lpteam in campo come difensore di parte civile degli enti locali, della società partecipata dai Comuni e dei privati che si sono costituiti. Un procedimento frutto di anni e anni di segnalazioni, da parte dei residenti nella zona interessata, di esalazioni maleodoranti a tratti insopportabili, con una lunga serie di interventi di vigili del fuoco e personale Arpav.

Tre gli imputati, rispettivamente, il legale rappresentante, il consigliere con delega ambientale e il manager con mansioni di gestione tecnica e organizzativa in materia di ambiente della multinazionale dello stabilimento di Villadose, Rovigo, al centro della vicenda, facente parte di un grande gruppo internazionale.

Tre le ipotesi di reato per le quali si procede.

La prima è quella relativa agli artt 81 cpv, 110 c.p., 256 co. 1 lett. B – o in alternativa art. 29 – quattordecies co. 4 lett. A) – del D. L.vo 152/06, “perché, con più azioni esecutive dl un medesimo disegno criminoso, in concorso tra loro illecitamente smaltivano, omettendo di conferirli presso impianti autorizzati, rifiuti Iiquidi pericolosi rappresentati da reflui industriali contenenti solventi organici mediate immissione degli stessi nella rete fognaria aziendale, i cui reflui confluivano successivamente nelle acque superficiali dei corpi idrici denominati scolo fossetta e canale Valdentro, che a loro volta confluivano nel depuratore civile del Comune di Villadose, in tal modo smaltivano rifiuti pericolosi (“Acque reflue madri” – cod. CER 070501) in mancanza della prescritta autorizzazione – o comunque, essendo in possesso dell’Aia, gestivano i predetti rifiuti pericolosi non autorizzati”.

In Villadose fino al 25.04.2020, acc. Il 30.08.2019 e il 25.04.2020

La seconda ipotesi di reato, invece, fa riferimento agli artt. 110, 674 c.p. “Perché, in concorso tra loro, nelle qualità di cui al capo a) che precede, nell’esercizio dell’attività posta in essere dallo stabilimento, diffondendo in atmosfera emissioni odorigene dovute al processo produttivo di penicilline e cefalospiorine e all’impiego di due sostanze (acido 6-apa e acida 7-aca) contenenti zolfo, nonché smaltendo illecitamente i rifiuti liquidi pericolosi di cuí al capo a) che precede (in particolare diclorometano, acetone e toluene), con le modalità ivi indicate, nei casi non consentiti dalla legge, provocavano esalazioni maleodoranti, intollerabili in grado di molestare una pluralità di persone dei vicini centri abitati (Villadose e Ceregnano), con effetti dannosi quali diffuse irritazioni agli occhi e alla gola, mal di testa e nausea, con conseguente più grave pericolo per la salute delle persone, per la loro esposizione a sostanze pericolose quali diclorometano, acetone e toluene, al sensi del regolamento (CE) 1272/2008”.

In Villadose e Ceregnano, sino al 02.06.2021.

Quindi, la contestazione di danneggiamento del depuratore comunale di Villadose, di cui agli artt. 110, 635 cpv c.p. “perché, in concorso tra loro, nelle medesime qualità di cui ai capi che precedono, immettendo nella rete fognaria i rifiuti liquidi pericolosi di cui al capo A), i quali, dopo essere transitati nei sollevamenti VDO6 (via delle (Industrie) e VD07 (vin del Lavoro), confluivano nel depuratore civile del Comune di Villadose, provocavano Il disservizio d quest’ultimo, in quanto veniva danneggiata la flora batterica deputata al processo depurativo, al punto che, per il ripristino delle funzionalità nelle prime settimane di settembre 2019, il gestore doveva intervenire con la rimozione dei fanghi di depurazione danneggiati e con la loro sostituzione con fanghi vitalí portati da altri impianti di depurazione in perfetta efficienza, sostenendo costi pari ad euro 5.474,68”.

In Villadose, nel mese di agosto 2019

Le parti civili costituite sono i Comuni di Villadose e Ceregnano, assistiti dall’avvocato Ivan Agnesini, Acquevenete, seguita dall’avvocato Matteo Ceruti, promotore della rete professionale Lpteam, oltre a sette privati, seguiti dal difensore di parte civile avvocato Carmelo Marcello, componente della rete professionale Lpteam, e dall’avvocato Marco Casellato, componente della rete professionale Lpteam.

Tra i testimoni che hanno deposto all’udienza dello scorso 13 aprile, anche il noto florovivaista di Villadose Filippo De Sero, che ha fornito un quadro chiaro della situazione, sollecitato dalle domande dell’avvocato Carmelo Marcello.

“(…) Io ho iniziato a percepire questi odori. Vi dirò che fino al 2016 io non ho notato la cosa, non più di tanto. Dal 2016 abbiamo iniziato a sentire odori e in modo particolare poi dal 2017 in poi e gli odori erano… Sono stati molto forti e (…) soprattutto, erano molto forti durante il fine settimana, quindi durante le notti in modo particolare. Io, svolgendo un’attività vivaistica anche nella Laguna di Venezia, dovendo viaggiare, diciamo, molte ore al giorno, mi è capitato in più occasioni di potere tornare dalla strada romea Cavarzere – Adria e quindi passare davanti alla zona industriale e avere modo, ecco, di sentirli in più occasioni, soprattutto il fine settimana. Quindi parlo di sabato sera e domenica sera – notte. Anche il pomeriggio nel periodo invernale”.

“Mi sono confrontato con i imprenditori agricoli, con altri cittadini del mio paese, e non solo del mio paese perché ho scoperto che uno dei grossi problemi era in modo particolare nella frazione di Pezzoli nel Comune di Ceregnano, e purtroppo la direzione dei venti diciamo che è fondamentale nel percepire, è stato fondamentale nel percepire questi odori”.

Poi, il racconto di una serata in cui il problema sarebbe stato colto da una moltitudine di persone. “In una occasione in modo particolare, che, se ricordo bene, eravamo stati ad un Consiglio Comunale legato già a dei fattori odorigeni ma completamente diversi, se non sbaglio era l’inizio di settembre del 2017, forse il giorno 4, e alle ore 23. 00 circa abbiamo ricevuto, diciamo come piccolo gruppo di cittadini, una telefonata, è stato un passa parola per cui ci siamo diretti, abbiamo lasciato il Consiglio comunale che stavamo seguendo e ci siamo diretti nella zona industriale. Siamo corsi, anche perché di quegli argomenti stavano trattando diciamo durante il Consiglio Comunale. La situazione era descritta come molto pesante perché c’erano degli odori estremamente forti, più forti di altre occasioni, e io, che non mi ero ancora realmente reso conto di persona di quella che poteva essere la situazione, sono corso insieme ad altri. Eravamo circa una decina di persone. Quando sono arrivato, e lì non vi nascondo che è stata diciamo una situazione piuttosto pesante, perché era… Pur avendo lavorato e facendo gli impianti di fito depurazione un po’ in giro per il mondo, quella situazione era molto molto pesante perché per la prima volta in via mia ho attraversato questa via pubblica, si percepiva già dall’inizio della zona industriale, si iniziava a sentire l’odore, che è diventato molto molto forte nel momento in cui siamo arrivati vicino alla sede dello stabilimento. Girato a sinistra, abbiamo visto questa colonna, ho visto questa colonna di fumo, sembrava quasi in pressione, che usciva dai camini. Ho attraversato questa zona con la mia automobile e ho fatto l’errore di lasciare giù il finestrino. Eravamo io e la compagna, abbiamo dovuto coprirci, uscire immediatamente dall’aria sottovento, abbiamo raggiunto il gruppo di persone che nel frattempo si era creato, e annusando… Annusando, diciamo che ci siamo coperti con la maglia, più di qualcuno ha avuto problemi di respirazione e lì ho capito che c’era una situazione, secondo me, molto molto grave”.

Nel corso della medesima udienza, è stato poi ascoltato, sollecitato dalle domande dell’avvocato Matteo Ceruti, avvocato di parte civile per Acquevenete, in relazione all’ipotesi di reato di danneggiamento, anche l’ingegnere Andrea Rigato, responsabile tecnico del settore depurazione di Acquevenete e quindi di tutti gli impianti in provincia di Padova, Rovigo, Vicenza, Verona, oltre che di uno di Venezia.

“Sì, allora nel 2019 abbiamo avuto dei… pensiamo noi, scarichi anomali – ha spiegato nel corso della propria deposizione – in quanto sostanze in ingresso all’impianto in quantità apparentemente superiore alla capacità depurativa dell’impianto stesso con difficoltà di gestione, in alcuni casi cambiando le modalità di regolazione, di funzionamento dell’impianto si riesce sopperire alle eventuali carenze, in alcuni casi invece le cose si sono complicate. A fine agosto del 2019 abbiamo avuto i problemi più seri, in cui qualcosa è entrato in impianto e ha causato la morte dei batteri. In alcuni casi i batteri vengono danneggiati però sono abbastanza robusti, si riprendono. In quel caso non è stato così e siamo intervenuti semplicemente sostituendoli, non tutti ovviamente, basta una piccola parte, sono veloci a crescere i batteri e quindi abbiamo preso dei batteri da altri impianti dove non avevano problemi e li abbiamo portati su quest’impianto”.

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